Di seguito un estratto del testo critico di Benedetta Spagnuolo dedicato ad Erika Azzarello

L’artista ama sperimentare varie tecniche su carta e tela, passa dalla morbidezza del pastello alla corposità dell’olio, dalla grafite alle matite colorate, fino ad arrivare alla graffiante biro. Molti dei suoi lavori sono il risultato di tecniche miste, questo perché l’artista vuole essere eclettica agli occhi dell’osservatore ma soprattutto agli occhi dello stesso soggetto rappresentato. Erika però rimane folgorata dal tratto netto ed intrecciato che emana la sua biro, un segno indelebile su corpi morbidi, una traccia di storia che segue e prosegue.
Il mondo di Erika è sicuramente cosparso da corpi femminili, i suoi soggetti sono donne che raccontano affetti personali attraverso corpi, pelle, volti e mani. Dal particolare si passa ad osservare l’intera figura ed infine si arriva a toccarne la riservata anima.
I corpi femminili, anche se rappresentati senza veli, appaiono sempre dietro qualcosa che li rende misteriosi ed enigmatici, il corpo non è mai volgare, è un labirinto dal percorso tortuoso e dall’arrivo sorprendente.
Dal particolare all’anima, le donne di Erika amano se stesse, non si svelano mai del tutto, rimangono enigmi davanti agli occhi dell’osservatore; colui che le guarda deve prima contemplare e poi solo dopo scoprire, colui che le desidera deve prima perlustrare l’intreccio della pelle e poi solo dopo potrà portarsele via per sempre. [...]
Thai Princess
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dal 29 maggio al 4 giugno