Un'intervista a... ELISA ANFUSO

C’è chi dipinge paesaggi, chi nature morte,  c’è chi realizza ritratti tanto perfetti da sembrare fotografie ma  c’è anche chi, in modo molto speciale,  riesce a dipingere Emozioni.
Quello di Elisa Anfuso è un realismo garbato, intimo, sospeso tra sogno e realtà, che ti riporta alla memoria  la delicatezza di chi, per non svegliarti, entra nella tua stanza in punta di piedi.

Ho letto che come me adori Praga. Cosa ti attrae in particolare di questa città così magnetica?
Praga è malinconica, fiabesca come solo  un Tim Burtun avrebbe potuto immaginarla, è intima e riesce ad abbracciarti delicatamente l'anima.
I tuoi lavori mi ricordano un po’ le belle foto di un vecchio album di famiglia.  Quanto contano per te i ricordi?
E' l'unica cosa che abbiamo a testimonianza del nostro essere stati. É sui ricordi che si costruisce la consapevolezza del nostro vissuto e della nostra storia. Ed è nella tendenza a sublimarli che si rivela la fragilità del nostro essere umani.
Il filo è un elemento che torna spesso nei tuoi quadri. Legame o sottile ancora di salvezza?
Legame. Legame con gli altri ma anche con noi stessi, con le nostre ineluttabili zavorre ma anche con quella parte di noi che non è carne e, priva di peso, sa volare.
Le tue opere quindi sono anche riflessioni scaturite dall’osservazione della realtà e dall’analisi dell’io più profondo?
Ciò che in qualche modo anima le cose è proprio la tensione tra l'io più profondo e la realtà nel quale questo inevitabilmente tende a riversarsi. E' nella lotta dell'uno sull'altro che si dispiegano le dinamiche più sottili e quelle più contorte, le più intime e le più inconsapevoli, quelle che sono proprie della nostra condizione umana.
Nei tuoi lavori  pittura e disegno vanno a confluire nell’opera trasformandola in un racconto …
L'opera è un momento del racconto. Uno qualsiasi. È l'input al racconto stesso.
C’è soprattutto universo femminile nella tua poetica, perché?
L'immagine femminile porta in sé tutta la simbologia legata alla nascita, alla fertilità, al grembo materno. Ogni grembo ospita dei sogni.
Quanto contano per te luce ed ombra?
È da luci ed ombre che si rivela a noi la realtà, ed è di luci ed ombre che noi siamo fatti. Di ciò che si nasconde e di ciò che si rivela, di cose che non vogliamo rivelare, che abbiamo paura anche a nascondere. Sono le nostre ombre a permetterci di scorgere in noi una luce.

Quale è il filo conduttore di tutto il tuo lavoro?
La tensione che nasce dall'aver i piedi su questa terra e un'anima che sa volare. Alberi con radici che affondano giù e rami che scappano su. Voler essere e poter essere. Sogni e carne.
Tu come lo vivi questo dualismo? Ti è più congeniale la sicurezza delle radici che affondano nella terra ferma o preferiresti  spiccare voli verso dimensioni indefinite?
Credo che questo dualismo sia inscindibile dalla nostra natura umana. Mi sento fatta di piume ma ho le mie radici. Il dolceamaro dell'esistenza.


Elisa Anfuso è nata a Catania nel 1982, dove vive e lavora. Laureata con il massimo dei voti presso l'Accademia di Belle Arti di Catania, ha recentemente conseguito la specializzazione e l'abilitazione all'insegnamento delle Discipline Pittoriche. In questi anni arricchisce la sua formazione frequentando diversi stage di pittura e fotografia.
Viene selezionata e partecipa a importanti mostre e fiere d'arte contemporanea.
Nel 2008 ha inaugurato la prima mostra personale Del corpo... dell'anima presso Artesia Galleria d'Arte di Catania.
Nel 2010 è tra i vincitori del prestigioso premio internazionale Arte Laguna, finalista al Premio Combat e riceve una menzione in occasione del Premio Celeste. Espone a Vienna, Praga e Fukuoka e inaugura due esposizioni personali rispettivamente a Catania (SogNO, Artesia Galleria d'Arte) e a San Gimignano (La mia ombra è lieve, Galleria Gagliardi). Nel 2011 è tra i finalisti del Premio Arte Mondadori.






Intervista per ART OPEN SPACE
a cura di Cristina Polenta



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