Un'intervista a... MAURA MENICHETTI

Dipingere per lei ha una valenza affrancatrice,  è per certi versi un percorso liberatorio quello di Maura Menichetti ,  una creatività a lungo trattenuta  che finalmente esplode e dà il meglio di sé in un linguaggio  carico di affascinanti cromie, forme e matericità.
Il suo è un lavoro di sintesi, nelle sue tele trasporta l’essenza di ciò che la circonda,  togliendo quello che a suo giudizio è superfluo, un lavoro quasi chirurgico di scavo e pulizia.

Il tuo incontro con la pittura è stato sofferto perché a lungo rimandato. Lo consideri più un traguardo o una vera e propria conquista? 
Sicuramente una conquista. Anzi potrei dire due conquiste. La prima deriva dal fatto che sono riuscita a dare spazio ad una passione che per troppo tempo avevo tenuto sopita, sopraffatta dagli impegni lavorativi e familiari. La seconda conquista, che per me è quella  più importante, è che attraverso la pittura riesco a dar voce alle mie sensibilità più intime in un clima di assoluta libertà. Ciascuno di noi, quale che sia l’ambito familiare, sociale o lavorativo cui appartiene, deve adattare i propri comportamenti alle esigenze altrui, rispondere alle aspettative,  rispettarne gli schemi precostituiti. Ho sofferto a lungo dei percorsi tracciati, dei condizionamenti esterni, della necessità di non deludere aspettative. Con la pittura mi sono riappropriata di una parte di me: mentre dipingo nessuno può sindacare il mio operato, può indirizzare le mie scelte, guidare le mie emozioni. Quando dipingo mi isolo dal resto del mondo e sola con me stessa do libero sfogo alle mie capacità espressive, senza timore alcuno e senza preoccuparmi del gradimento di altri. Posso affermare con sicurezza assoluta che durante il mio lavoro non tendo ad un risultato “finito” . Il compimento di un’opera non è per me l’obiettivo, segna soltanto la fine di un percorso.
In famiglia condividono e supportano questa tua passione?  
In famiglia sono un po’ disorientati. Non sono più presente come un tempo ma non me lo fanno assolutamente pesare.  Percepisco che apprezzano questa mia metamorfosi ma non ho ancora capito se la prendono sul serio o lo considerano solo un gioco!  Sicuramente il fatto che mi sento più appagata produce effetti positivi sui rapporti e chi mi sta intorno ne trae un indiretto beneficio.
Pittura e libertà si può dire che per te siano quindi  due sinonimi?
Assolutamente sì.  La pittura è libertà di espressione totale e non risente di alcuna censura né esterna né interiore.
Quando hai deciso che era giunto il momento di “riappropriarti” di questa passione?  
Sai, gli anni passano molto più in fretta di quanto si immagini… Si pensa che ci sia sempre tempo per fare le cose… Finché una mattina ti svegli e sembra che ti manchi l’aria …ti guardi allo specchio e dici  ORA o MAI PIU’!
Ti esprimi attraverso un linguaggio non convenzionale, come nasce questa scelta?
Credo che sia la diretta conseguenza di quanto ho detto prima. Abbandonare le convenzioni per dare spazio ad una libertà di espressione è il fine cui tendo; ciò non vuol dire che la mia pittura è di tipo istintivo/emozionale, al contrario  i segni e le cromie sono la trasposizione sulla tela di elementi ragionati aderenti ai miei gusti e alle mie tendenze.
Quale tecnica preferisci?
Sono solita stendere sulla tela un supporto materico  che costituisce la base su cui dipingere. E’ in questa fase che progetto e imposto tutto il lavoro successivo. Non tralascio la sperimentazione di materiali e uso a volte foglia d’oro, iuta, smalti, ma su tutti i lavori sono sempre presenti i colori ad olio che utilizzo secondo le regole apprese nel figurativo, per dare al lavoro finito un senso di profondità e tridimensionalità.

Maura Menichetti vive e lavora a Perugia, è una pittrice autodidatta che ha coltivato a lungo la sua passione, in silenzio e lontano da occhi indiscreti. Solo da pochi anni ha superato il suo senso di riservatezza incoraggiata e spronata da chi crede in lei ed ha iniziato ad esporre con ottimi riscontri di critica e pubblico. Dopo un periodo figurativo durante il quale ha affinato la tecnica dell’olio, ha intrapreso l’esplorazione di nuovi linguaggi alla ricerca di una capacità espressiva più aderente alle sua sensibilità, giungendo così ad un genere informale in cui è leggibile questa fase  di transizione: non solo come cambiamento di stile pittorico, ma soprattutto come passaggio ad una diversa percezione di se stessa, una rinascita interiore, una ricerca fra sopite emozioni che oggi emergono, lasciandosi alle spalle modelli sociali, convenzioni, apparenze, per dare spazio alla piena libertà di espressione, senza più timori né pudori.
Numerosissime le mostre ed i concorsi, anche di respiro internazionale, a cui ha partecipato sia in Italia che all’estero. 







Intervista per ART OPEN SPACE
a cura di Cristina Polenta



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