Da Geisha a Dark Lolita: personaggi femminili degli ultimi 50 anni

Queste peculiarità consentono al manga di trasmettere
frammenti significativi della cultura giapponese e nello stesso tempo di
coinvolgere lettori del tutto inconsapevoli di tale sustrato, in nome del
processo che i sociologi definiscono glocalizzazione.
A illustrare e spiegare, anche attraverso immagini, questo
aspetto della contemporaneità sono stati chiamati tre studiosi di formazioni
accademica, a riprova del fatto che all’universo del fumetto giapponese è ormai
riconosciuta piena dignità culturale e che le critiche che ne avevano
accompagnato l’arrivo in Occidente erano almeno in parte immotivate. Si tratta
di Maria Teresa Orsi, professore emerito alla Sapienza Università di Roma,
traduttrice di testi classici tra cui il “Genji monogatari”, ma anche la prima
in Italia, fin dagli anni ’70, ad interessarsi, in chiave di critica
letteraria, al manga, e a pubblicare saggi sull’argomento su una rivista di
carattere scientifico come “Il
Giappone”; Luca Milasi, docente di
filologia alla Sapienza Università di Roma e allievo della Orsi, che di
recente, con il testo didattico “Yamato Waki, Non farò sogni effimeri”, ha
rivisitato i manga trasformandoli in un veicolo per l’apprendimento della
lingua giapponese; Paolo La Marca, docente di lingua giapponese all’Università
di Catania, autore a sua volta di un testo didattico basato su un manga, traduttore (è giunto in libreria in questi
giorni “Shurayuki-hime” di Kamimura Kazuo) e animatore di un blog molto
visitato (Una stanza piena di manga).
Proprio questo percorso è al centro della conferenza a tre
voci che spazierà su un periodo di oltre 50 anni, da quando lo shojo manga
viveva di giovani e giovanissime donne provate dal destino - che poi era quello di tutti i giapponesi
sopravvissuti alla disfatta del 1945 –ma capaci grazie alla loro tenacia di
sollevarsi, ai giorni nostri, in cui permangono consolidati stereotipi, ma dove
le protagoniste sono spesso predatrici, manipolatrici e sadiche, magari
apparendo nel contempo fragili e infantili. Nel mezzo una evoluzione non sempre
lineare che ha prodotto figure diventate notissime anche in Italia, da Candy
Candy a Lady Oscar, segnate dallo spirito dei tempi: quello che ad esempio nel
post ’68 portava ad una prima sia pur timida rivoluzione sessuale, negli anni ’80
si sostanziava in un frenetico consumismo, e negli ultimi anni si imbeveva di
un disagio figlio della fine del boom e della conseguente sensazione di
insicurezza.
Arcevia – Centro Culturale San Francesco
6 settembre ore 18,30