UN’INTERVISTA A… ALICE ZUCCHERI

Alice Zuccheri è stata una delle artiste che hanno animato la Rassegna d'Arte di Art Open Space dello scorso anno, quella che segue è l'intervista che ci ha rilasciato nell'autunno 2015 in occasione della sua mostra e che è stata pubblicata nel catalogo.
La libertà di espressione è il filo conduttore della sua produzione artistica. 
Alice Zuccheri, materializza le sue ispirazioni affidandosi completamente al suo istinto e alla sua vena creativa, senza freni e senza limiti, lei si lascia completamente guidare dall’idea che balena in mente. Dipinge cose, persone, luoghi idee e suggestioni, utilizzando spesso anche materiali di scarto, che assembla, incolla, riusa per dar vita a qualcosa di nuovo, che viene dal profondo della propria sensibilità e immaginazione. Arte come impulso di un’autonomia creativa; pur conoscendoli a fondo, non si lascia imbrigliare dai dettami accademici, il suo è un linguaggio spontaneo e culturalmente indipendente, esteticamente essenziale e ricercato allo stesso tempo, uno stile minimale, sobrio e pulito, che pur lavorando per sottrazione ha la capacità di restituire opere che si distinguono per la grande eleganza.
Ottobre è un mese impegnativo per te, prima la collettiva “ioNOnCEnTrO” e poi una personale allestita alla sala congressi dell’Albergo Casa Romagnosi a Salsomaggiore Terme. Sarai stanca ma soddisfatta, immagino..
Sì un mese molto impegnativo sicuramente. Pieno di divertimento anche, considerato che per la collettiva “ioNOnCEnTrO” ci si riunisce con un gruppo di amici/artisti con cui si organizza tutto da alla A alla Z, questo permette grande libertà e lascia libero ognuno di noi di muoversi come meglio crede.
La personale presso l’hotel Casa Romagnosi invece è una sfida, non è la prima mostra in un albergo ma è la prima con una intera sala dedicata, per ora è solo una preview della mostra vera e propria che si terrà poi in primavera, periodo in cui parte la stagione.
Per l’occasione sto iniziando ora la realizzazione di pezzi dedicati con ispirazione dal mondo delle fiabe, ma con una interpretazione altamente materica.





Quanti pezzi hai intenzione di realizzare per la mostra e come mai la scelta del tema è ricaduta sul mondo delle fiabe?
I motivi per cui mi sono avvicinata alle fiabe sono solo un paio, ho da sempre in casa una collana di una decina di volumi sulle fiabe del mondo… fin da piccola mi sono promessa di leggerle un giorno, e leggerle è stato da stimolo per iniziare questa cosa. Devo aggiungere che il mondo delle fiabe mi attrae da sempre perché appartiene al gioco all’essere bambini, ma è anche strumento per ricordare il passato, le tradizioni le usanze. Nelle fiabe, le fiabe vere, non edulcorate dai cartoni animati, emerge spesso una grande crudezza, si hanno due lati di una medaglia. Questo mi ha permesso di filtrare le fiabe attraverso il mio occhio, il mio essere forse in un modo più duro senza perdere la poesia.
Le tavole che ho in mente e che ho iniziato a realizzare sinceramente non so a lavoro compiuto quante saranno. Mi piace lasciarmi un po’ trascinare e coinvolgere.
Torno un attimo indietro, ad un argomento che mi ha incuriosito… Quanti siete nel gruppo “ioNOnCEnTrO” e come è nata l’idea di questo bel progetto?
Nel gruppo “ioNOnCEnTrO” sono arrivata dopo, nasce dalla volontà di artisti autonomi come me, di dare spazio ai propri lavori senza avere vincoli e dipendenze. La voglia di mettersi insieme e ”fare cose belle”.
Il nome nasce invece, da un gioco di parole, un po’ politico, siamo ragazzi di Noceto che è stato trasformato in “ioNOnCEnTrO”. Non posso svelare troppo però...
L’allestimento delle mostre lo curi personalmente? Come ti muovi, da cosa inizi? C’è un dettaglio che per te non deve mancare mai?
Salvo in alcuni casi l’allestimento lo curo personalmente, mi piace occuparmi di quello che es
porrò, curare i dettagli, nonostante i miei lavori siano estremamente liberi e imprecisi mi piace molto l’ordine, vedere tutto “dritto” con i giusti cartellini con i titoli ben scritti con il carattere che piace a me. Diciamo che se espongo in un ambiente che non conosco e chi cura l’esposizione (gallerista o chi per lui) mi piace a pelle, la cosa è diversa, cerco di affidarmi completamente al consiglio di chi ho di fronte.



In che modo i tuoi lavori sono estremamente liberi e imprecisi, come tu stessa li definisci?
Questa domanda è di difficile risposta per me, credo che il modo sia il mio linguaggio fatto di colate, colla ritagli ma anche di segni. Non sono chiusa in un accademismo che trattiene, non mi pongo problemi di forma, difficilmente mi dico dei no. Se ho un’idea mi butto in una pragmatica realizzazione, vedendo i problemi uno alla volta e facendoli diventare parte del lavoro; i problemi, le difficoltà dei pezzi che realizzo sono visibili, non maschero.
Come scegli i pezzi da mettere in mostra?
Dipende. A volte mi vengono chiesti alcuni pezzi da cui partire per costruire un nesso, altre volte mi viene data carta bianca. Se ho carta bianca (personalmente non mi dispiace avere un tema), mi ricreo un tema o cerco di mettere insieme cose che abbiamo un nesso e che questo sia tangibile anche per chi osserva.
Progetti a breve scadenza, oltre alla personale in primavera all’hotel Casa Romagnosi?
Diciamo che ho molte idee in testa e userò questo inverno come incubatore per produrre al massimo e poi vedere che possibilità si aprono. Ho alcuni contatti interessanti che sto coltivando per arrivare a nuovi progetti.
In questo periodo mi sto anche dedicando ad un progetto che mi vede dall’altra parte, nella veste di “curatore”, mi sto infatti occupando della redazione di un concorso per Street Art che spero si possa bandire per la primavera per realizzare dei lavori di Street Art nella località turistica di Tabiano Bagni. Una bella sfida in un territorio diverso per me, ma molto stimolante visto che chiama in causa le mie competenze di architetto oltre che una sensibilità artistica.


Intervista esclusiva di ART OPEN SPACE, pubblicata nel catalogo della mostra personale di Alice Zuccheri: LIBERA - Rassegna d'Arte 2015 di ART OPEN SPACE, a cura di Cristina Polenta