Un'intervista a ... JESSICA FERRO
I suoi lavori nascono da ispirazioni legate al grande universo della natura, insetti e conchiglie sono i soggetti su cui Jessica Ferro si focalizza, che esamina attentamente, che diventano oggetto di una vera e propria indagine, di una lettura analitica che culmina con la scomposizione dell'immagine.
La sua è una ricerca minuziosa e spasmodica di quel dettaglio che mediante un processo di dilatazione, può dar vita ad un soggetto completamente nuovo: il tutto generato da una parte di esso. Il particolare viene espanso sino a farlo divenire una nuova figura, una nuova entità; del soggetto iniziale a volte rimane solo una traccia impalpabile, quasi indecifrabile, altre volte invece la nuova figura rimanda chiaramente al "tutto" da cui si è stata scissa.
Jessica Ferro, penetra la realtà alla ricerca dell'essenza delle cose, perchè è questa che vuole imprimere e fissare nelle sue opere, niente di meno che la parte più intima e spirituale di ciò che ci circonda.
Sei giovanissima ma hai già alle spalle numerose mostre e hai vinto diversi premi anche in ambito internazionale. Quando è cominciata la tua carriera artistica e come?
Disegnare, dipingere e muovermi in ambito creativo è sempre stata una mia propensione. Quest’interesse per i linguaggi artistici ha quindi fortemente caratterizzato la mia formazione: il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti, indirizzo Pittura – Arti Visive.
La mia attività espositiva è cominciata molto presto e, col passare del tempo si è notevolmente intensificata, sia in Italia che all’estero; Ho partecipato a diversi concorsi perché trovo molto stimolante il confronto costruttivo con gli altri e quando, in più occasioni, ho ottenuto il riscontro positivo delle giurie ho cominciato a prendere molto più sul serio il mio lavoro e la mia ricerca, anche da un punto di vista professionale. Il “fare artistico” è diventato per me molto più di una passione: un’urgenza… proprio come se quello fosse l’unico modo per esprimermi e non potessi farne a meno.
Da quello che racconti, immagino che sullo scegliere l’Accademia come percorso di studi, tu non abbia avuto alcun tentennamento. Sbaglio?
Esatto. L'Accademia di Belle Arti è stata una scelta naturale, inevitabile in un certo senso. E sono davvero contenta di aver studiato e vissuto a Bologna, una città molto solare e aperta, che certamente mi ha aiutato a crescere sotto molti punti di vista.
C’è stata un’esperienza che ricordi con più soddisfazione? Non so, una mostra, un premio..
Direi che fortunatamente posso ricordarmi con soddisfazione di diverse esperienze!
Una tra le situazioni espositive più suggestive è stata “Historia Naturalis”, FienileLab, a cura di Eleonora Frattarolo. La mostra si è tenuta nel 2014 a Grizzana Morandi, un paese sperduto tra le colline di Bologna, in uno dei Fienili del Campiaro, situati di fronte alla casa studio di Giorgio Morandi (oggi divenuta museo). L’artista amò profondamente quei luoghi ed è per me un onore aver avuto la possibilità di esporre lì le mie opere.
Premi che ricordo con piacere, invece, sono: nel 2014 il Premio “Arte in Arti e Mestieri”- Suzzara (MN) e nel 2015 il Premio “Marina di Ravenna” | Concorso internazionale di pittura - (RA) con le relative mostre dei vincitori. Un’esperienza più recente, la mostra intitolata “Elusive Amusement | Lo svago assente” curata da Who Art You? - special edition 2016, tenutasi presso We Gallery, una meravigliosa location espositiva di Berli-no.
I tuoi lavori sono molto complessi, elaborati. Utilizzi più tecniche per arrivare al risultato finale. Mi racconti come nasce una tua opera?
In generale amo molto sperimentare ed entrare in contatto con le tecniche e i materiali più diversi. Credo che l’insieme dei gesti e delle azioni che l’artista compie nella realizzazione dell’opera possano esser considerati una sorta di rituale! Le mie opere sono spesso il frutto dell’unione di più procedimenti che mettono in relazione la pittura e alcune tecniche incavo-rilievografiche sperimentali. L’approccio sistematico e minuzioso della fase creativa iniziale, caratterizzato dall’osservazione della natura, mi permette di approdare alla preparazione di matrici, per poi dar sfogo all’impeto e alla foga dell’atto creativo. L’uso di un segno intenso, espressivo, che talvolta diviene traccia incisa, è un aspetto ricorrente e caratteristico dei miei lavori, i quali nascono da uno studio dei soggetti, per passare poi da ciò che è visivamente riconoscibile a ciò che è spirituale.
Se volessi sintetizzare in due parole ciò che è alla base del tuo lavoro di artista, osservazione e sperimentazione, sarebbero corrette?
Si, decisamente!
La natura è la tua maggior fonte di ispirazione: insetti, conchiglie.. cosa ti affascina tanto di questi soggetti?
Ritengo che sia estremamente importante l’osservazione della realtà, della natura e delle sue forme, soprattutto di quegli aspetti che solitamente vengono ignorati: insetti e molluschi, materie organiche e fossili, appartenenti sia alla terra che al mare. I mondi dell’entomologia e della malacologia mi affascinano particolarmente , questo non tanto per la possibilità di trarne ispirazione diretta quanto più per raccogliere quelle suggestioni che poi si riflettono inevitabilmente sulla poetica delle opere. Questi elementi mi permettono d’indagare con accanimento i particolari di ogni soggetto raffigurato e de-figurato, inducendolo a mutazione. Lo specifico dettaglio rimanda quindi ad una visione più ampia, dilatata, vibratile, non meno astratta del dettaglio stesso.
Attraverso questo processo di dilatazione, dai vita ad un soggetto del tutto nuovo o in qualche maniera rimane identificabile “la fonte”?
Non ritengo importante che il soggetto rimanga identificabile. Il punto da cui io parto, "la fonte", in qualche modo tende a scomparire per lasciare spazio ad una presenza più evocativa e misteriosa.
Tengo sempre a mente, come riferimento e guida, le parole con cui Georges Didi-Huberman apre il suo libro La conoscenza Accidentale: “Soltanto ciò che all’inizio fu capace di dissimularsi può apparire. Le cose di cui cogliamo subito l’aspetto, quelle che somigliano, tranquillamente, non appaiono mai”.
La scelta del soggetto da raffigurare come avviene? E’ casuale o parti da un’idea già delineata?
Non ho stabilito una regola precisa in proposito! Diciamo che in linea generale il soggetto appartiene alle branche della zoologia di cui abbiamo parlato ma il criterio di selezione varia a seconda di diversi fattori, influenze, impressioni o in base all’uso dei materiali…
A cosa stai lavorando in questo periodo?
Al momento sto ultimando i preparativi per la mia prossima mostra personale "I M A G O", che si terrà a Bologna presso la Galleria Spazio - Fondazione Zucchelli.
Intervista esclusiva di ART OPEN SPACE, pubblicata nell'Aprile 2016 sul blog e inserita nel catalogo della mostra personale di Jessica Ferro: DILATAZIONI - Rassegna d'Arte 2016 di ART OPEN SPACE, a cura di Cristina Polenta.
La sua è una ricerca minuziosa e spasmodica di quel dettaglio che mediante un processo di dilatazione, può dar vita ad un soggetto completamente nuovo: il tutto generato da una parte di esso. Il particolare viene espanso sino a farlo divenire una nuova figura, una nuova entità; del soggetto iniziale a volte rimane solo una traccia impalpabile, quasi indecifrabile, altre volte invece la nuova figura rimanda chiaramente al "tutto" da cui si è stata scissa.
Jessica Ferro, penetra la realtà alla ricerca dell'essenza delle cose, perchè è questa che vuole imprimere e fissare nelle sue opere, niente di meno che la parte più intima e spirituale di ciò che ci circonda.
Sei giovanissima ma hai già alle spalle numerose mostre e hai vinto diversi premi anche in ambito internazionale. Quando è cominciata la tua carriera artistica e come?

La mia attività espositiva è cominciata molto presto e, col passare del tempo si è notevolmente intensificata, sia in Italia che all’estero; Ho partecipato a diversi concorsi perché trovo molto stimolante il confronto costruttivo con gli altri e quando, in più occasioni, ho ottenuto il riscontro positivo delle giurie ho cominciato a prendere molto più sul serio il mio lavoro e la mia ricerca, anche da un punto di vista professionale. Il “fare artistico” è diventato per me molto più di una passione: un’urgenza… proprio come se quello fosse l’unico modo per esprimermi e non potessi farne a meno.
Da quello che racconti, immagino che sullo scegliere l’Accademia come percorso di studi, tu non abbia avuto alcun tentennamento. Sbaglio?
Esatto. L'Accademia di Belle Arti è stata una scelta naturale, inevitabile in un certo senso. E sono davvero contenta di aver studiato e vissuto a Bologna, una città molto solare e aperta, che certamente mi ha aiutato a crescere sotto molti punti di vista.
C’è stata un’esperienza che ricordi con più soddisfazione? Non so, una mostra, un premio..
Direi che fortunatamente posso ricordarmi con soddisfazione di diverse esperienze!

Premi che ricordo con piacere, invece, sono: nel 2014 il Premio “Arte in Arti e Mestieri”- Suzzara (MN) e nel 2015 il Premio “Marina di Ravenna” | Concorso internazionale di pittura - (RA) con le relative mostre dei vincitori. Un’esperienza più recente, la mostra intitolata “Elusive Amusement | Lo svago assente” curata da Who Art You? - special edition 2016, tenutasi presso We Gallery, una meravigliosa location espositiva di Berli-no.
I tuoi lavori sono molto complessi, elaborati. Utilizzi più tecniche per arrivare al risultato finale. Mi racconti come nasce una tua opera?
In generale amo molto sperimentare ed entrare in contatto con le tecniche e i materiali più diversi. Credo che l’insieme dei gesti e delle azioni che l’artista compie nella realizzazione dell’opera possano esser considerati una sorta di rituale! Le mie opere sono spesso il frutto dell’unione di più procedimenti che mettono in relazione la pittura e alcune tecniche incavo-rilievografiche sperimentali. L’approccio sistematico e minuzioso della fase creativa iniziale, caratterizzato dall’osservazione della natura, mi permette di approdare alla preparazione di matrici, per poi dar sfogo all’impeto e alla foga dell’atto creativo. L’uso di un segno intenso, espressivo, che talvolta diviene traccia incisa, è un aspetto ricorrente e caratteristico dei miei lavori, i quali nascono da uno studio dei soggetti, per passare poi da ciò che è visivamente riconoscibile a ciò che è spirituale.
Se volessi sintetizzare in due parole ciò che è alla base del tuo lavoro di artista, osservazione e sperimentazione, sarebbero corrette?
Si, decisamente!
La natura è la tua maggior fonte di ispirazione: insetti, conchiglie.. cosa ti affascina tanto di questi soggetti?
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PHASMA collezione Art Open Space |
Attraverso questo processo di dilatazione, dai vita ad un soggetto del tutto nuovo o in qualche maniera rimane identificabile “la fonte”?
Non ritengo importante che il soggetto rimanga identificabile. Il punto da cui io parto, "la fonte", in qualche modo tende a scomparire per lasciare spazio ad una presenza più evocativa e misteriosa.
Tengo sempre a mente, come riferimento e guida, le parole con cui Georges Didi-Huberman apre il suo libro La conoscenza Accidentale: “Soltanto ciò che all’inizio fu capace di dissimularsi può apparire. Le cose di cui cogliamo subito l’aspetto, quelle che somigliano, tranquillamente, non appaiono mai”.
La scelta del soggetto da raffigurare come avviene? E’ casuale o parti da un’idea già delineata?
Non ho stabilito una regola precisa in proposito! Diciamo che in linea generale il soggetto appartiene alle branche della zoologia di cui abbiamo parlato ma il criterio di selezione varia a seconda di diversi fattori, influenze, impressioni o in base all’uso dei materiali…
A cosa stai lavorando in questo periodo?
Al momento sto ultimando i preparativi per la mia prossima mostra personale "I M A G O", che si terrà a Bologna presso la Galleria Spazio - Fondazione Zucchelli.
Intervista esclusiva di ART OPEN SPACE, pubblicata nell'Aprile 2016 sul blog e inserita nel catalogo della mostra personale di Jessica Ferro: DILATAZIONI - Rassegna d'Arte 2016 di ART OPEN SPACE, a cura di Cristina Polenta.